B – Definizione gruppi tecnici di settore

B – Definizione gruppi tecnici di settore

Lo scopo è individuare gruppi specifici per ogni settore di analisi del PEF, realizzando delle bozze di PEFCRs “PEF Category Rules” che dovranno definire le regole generali per l’attuazione del PEF nel settore selezionato.

Il fine dell’azione è la creazione di un gruppo dedicato per ogni settore di analisi del PEF. Un altro obiettivo è creare delle bozze di PEFCRs “PEF Category Rules” che stabiliranno le regole generali per l’attuazione del PEF nel settore selezionato.

  • B.1.1 Costituzione dei gruppi di coordinamento settoriali

Lo scopo è costituire dei gruppi di lavoro che supportino operativamente i partner. Il gruppo di lavoro dovrà coadiuvare i partner nel coinvolgimento delle imprese, nella condivisione delle PEFCRs, nel monitoraggio dei risultati.

  • B.1.2 Conduzione degli screening sui prodotti di ciascuna filiera

Sarà sviluppato un PEF screening per ogni prodotto “rappresentativo” delle filiere, cioè uno studio LCA, che utilizzi i dati già disponibili o generici (studi, articoli, database etc..) e in cui si trascurano aspetti che risultano non rilevanti sulla base di precedenti esperienze. La metodologia PEF fissa dei criteri minimi di qualità dei dati (es. rappresentatività tecnologica e geografica) per lo screening. Nei casi in cui i criteri non vengano soddisfatti dai dati generici, i partner settoriali raccoglieranno i dati necessari allo screening tramite dei questionari.

  • B.1.3 Sviluppo dei PEFCRs (almeno uno per filiera)

Draft delle PEFCR verranno redatte secondo la base della versione più recente della linea guida comunitaria (Product Environmental Footprint Category Rules Guidance, attualmente in fase di revisione);
I draft PEFCR dei prodotti EFFIGE saranno sviluppati sulla base degli screening e conterranno le informazioni necessarie all’esecuzione e alla comparazione di studi PEF: le informazioni riguarderanno gli ambito di applicazione, il calcolo degli impatti ambientali, l’interpretazione dei risultati ottenuti dallo screening e dall’analisi di benchmark.

L’azione consiste nell’identificazione e nella valutazione, in una prospettiva di ciclo di vita, degli impatti ambientali del prodotto caratteristico di ogni cluster nel progetto. Tale analisi prevede la realizzazione di uno studio del ciclo di vita  di un prodotto che sarà condotto sulla base dei principi stabiliti dalla metodologia PEF disciplinata dalla Commissione Europea con la Raccomandazione 2013/179/UE. L’obiettivo è la realizzazione di 22 PEF: l’applicazione di questa metodologia consente di identificare le principali criticità ambientali (hot spot) di ogni impresa che partecipa a questa fase del progetto. Sulla base di quanto emerso dalla fase di test sono definite azioni di miglioramento che le imprese sono chiamate ad attuare. Dopo aver realizzato queste attività sarà nuovamente realizzata la PEF al fine di valutare i risultati raggiunti sulle prestazioni ambientali del prodotto.

L’azione mira a migliorare l’impronta ambientale dei prodotti. Partendo dagli “hot spot” ambientali identificati nell’azione B2, ciascuna organizzazione coinvolta selezionerà le azioni da attuare (utilizzando risorse proprie) per ridurre l’impronta ambientale dei propri prodotti selezionati.

Verrà calcolata l’impronta ambientale di alcuni prodotti aggiuntivi, al fine di convalidare i miglioramenti ambientali conseguiti e dimostrare all’organizzazione come utilizzare la PEF negli strumenti di comunicazione in base a quanto emerso nell’azione B5.

L’obiettivo di questa azione è identificare i bisogni delle imprese che decidono di applicare il metodo PEF e sviluppare alcuni strumenti di supporto.

L’azione si divide in tre sotto-azioni:

  • B.4.1 Identificazione dei bisogni

Saranno identificate le barriere da superare per un ampio utilizzo dello strumento PEF fra le Piccole e Medie Imprese (PMI). Verranno seguiti due approcci:

  • Identificazione dei bisogni emersi dagli studi PEF delle imprese pilota (Azione B.2). Le imprese saranno intervistate per capire quali siano i principali ostacoli incontrati durante tali studi;
  • Verrà condotto un sondaggio presso le PMI che operano nelle filiere analizzate per identificare quali carenze per l’applicazione del PEF abbiano riscontrato in termini di conoscenze, dati e strumenti.
  • B.4.2 Test pilota del kit di strumenti a supporto delle PMI

Sulla base dei risultati emersi nella sotto-azione B.4.1 saranno sviluppati alcuni strumenti di supporto, che verranno poi sperimentati in ciascuna filiera analizzata in EFFIGE. L’obiettivo è facilitare il processo di applicazione del PEF da parte delle PMI.

Verranno analizzati alcuni strumenti già esistenti, in particolare quelli messi a disposizione dalla Commissione Europea, e si identificheranno le esigenze di modifiche e di caratteristiche specifiche di settore.

Gli strumenti esistenti saranno aggiornati per renderli più adatti ai settori analizzati in EFFIGE. Verranno poi sviluppati alcuni nuovi strumenti/guide di supporto all’autovalutazione dei punti di forza e di debolezza per l’applicazione del PEF, agli aspetti metodologici correlati e alla gestione dei requisiti di qualità dei dati.

  • B.4.3 Banca Dati EFFIGE.

L’obiettivo è costruire una Banca Dati (BD) per lo sviluppo degli studi PEF pilota focalizzata su uno scenario Italiano delle filiere selezionate.

La BD sarà inizialmente popolata con dati primari provenienti dagli studi identificati nell’Azione A.1, dalla letteratura e da progetti che hanno prodotto inventari LCA. Quando gli studi PEF svolti in EFFIGE saranno completati, alle associazioni e alle imprese coinvolte verrà chiesto di popolare la BD con dati primari dei loro processi.

Due gruppi di lavoro (WG) saranno creati come strumenti trasversali del Progetto, con l’obiettivo di fornire agli stakeholder supporti pratici e metodologie per comunicare e valorizzare al meglio la propria impronta ambientale. Più precisamente, gli WG avranno come tematiche principali il ruolo della comunicazione del PEF e la sua integrazione con gli altri strumenti esistenti di politica ambientale.

  1. Gruppo di lavoro “NO Greenwashing”: questo gruppo si concentrerà sulla comunicazione della PEF.
  2. Gruppo di lavoro sull’integrazione PEF: questo gruppo è finalizzato all’integrazione di PEF con altri strumenti per la gestione dell’ambiente di un’organizzazione (es. sistemi di gestione ambientale)
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